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IL RICHIAMO DEL GIOCO D’AZZARDO

  • Simonetta Bersani
  • 12 mag 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Le monete cadono rumorose nella cassetta di metallo e richiamano la tua attenzione. Le slot machines sono lì, a due passi dal bancone del bar, dove viene servito il caffè, moderne sirene che attirano i clienti con il loro canto. E, come le sirene, ti affascinano con l’inganno, portandoti alla rovina.

Il gioco è semplice: si inserisce una moneta da uno o due euro, poi preme un tasto. I rulli girano sullo schermo e compongono delle combinazioni. Fa tutto la macchina: se sei fortunato, vinci senza sapere il perché, altrimenti perdi. E continui a giocare.

All’inizio, è quasi piacevole. I colori e le figure cambiano continuamente, la musica martellante ti entra in testa come nei vecchi videogiochi. Non c’è nulla di male, da ragazzino hai passato ore davanti a Tetris e Puzzle Bubble. E la prima volta che la slot machines ti sputa qualche moneta, pensi addirittura di essere bravo, di avere in qualche modo il controllo della macchina. E continui a giocare.

La partita è veloce, dura circa quattro secondi. Troppo veloce per annoiarti, troppo veloce per soddisfarti, sembra manchi sempre un pezzo. Un’ultima moneta per provare a vincere o rifarti di quello che hai perso. E continui a giocare.

Ormai dei soldi però te ne sei dimenticato, non è per quello che stai lì seduto. Ogni tanto la slot machines sputa qualche moneta, con violenza e disprezzo crescenti, ma non le conti, non ci fai quasi più caso. Sei semplicemente contento di avere altre monete da inserire. E continui a giocare.

Le slot machines funzionano in questo modo. Ti attirano con il rumore dei soldi, dandoti l’illusione di un guadagno facile, immediato. Basta l’idea di trasformare due euro in una pizza con gli amici, a farti sedere lì davanti. Poi ti annebbiano, ti istupidiscono, ti drogano e perdi il controllo.

Non è divertente, non c’è nessuna abilità da mettere in gioco, nessuno sforzo da fare. Non c’è neanche il brivido dell’azzardo, della pallina che gira confusa nella roulette o di quella scala che ti può entrare all’ultima mano, facendoti vincere tutto quello che c’è sul tavolo. È semplicemente un senso di incompiuto che ti spinge a ripetere le stesse due azioni -infila moneta, premi start- all’infinito. O, almeno, finché ci sono soldi nel portafogli.

​​​​

Maestro Riccardo Muti
 
 
 

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